IL VIAGGIO DI COCA
Coca quel pomeriggio di fine primavera se ne stava buona in una scaffale di supermercato, era al fresco e per questo fu scelta dal giovane escursionista che stava per intraprendere una gita in montagna assieme a degli amici, prese con se Coca e si avventurò per il sentiero di montagna, strada facendo gli venne sete e prese Coca dallo zainetto, apri il tappo rosso che fungeva da copricapo e la bevve tutta d'un fiato, per abitudine rimise il tappo al suo posto e la richiuse bene, in città certo l'avrebbe gettata in un cestino per la raccolta differenziata e Coca sarebbe finita in un forno, fusa assieme ad altre bottigliette di plastica, per fare altri oggetti, ma così non fu.
Antonio, che aveva seguito la scena, si accorse che al ragazzo era sfuggita di mano la bottiglietta, Coca era finita nel prato adiacente, una folata di vento l'aveva fatta volare lontano e il suo cane Black vedendola volare si era messo a rincorrerla credendo fosse un gioco, invano Antonio lo chiamò, ma lui ostinatamente seguiva Coca, non gli restava che rincorrere il cane e mettergli il guinzaglio per farlo tornare sui suoi passi, vicino c'era un ruscelletto e Coca vi finì dentro, la corrente era sostenuta e si allontanava velocemente, Black a quel punto si fermò e Antonio gli mise il guinzaglio per riportarlo a casa.
La cosa certo sarebbe finita li, ma la notte Antonio fece uno strano sogno, rivide Coca che galleggiava nella corrente del ruscello e scendeva ripidamente verso valle, dopo un salto di una decina di metri il ruscello si gettava nel fiume formando una schiumosa cascatella, Coca vi finì dentro e per un po scomparve alla vista di Antonio, si avvicinò alla sponda del fiume per vedere, ma niente, Coca sembrava essere stata inghiottita dall'acqua, rimase un attimo a guardare e all'improvviso vide la testolina rossa affiorare in superficie, era lei, Coca, in ragazzo per fortuna aveva avvitato bene il tappo e, piena d'aria, galleggiava che era una bellezza. Per un attimo si fermò in un gorgo, poi spinta da un tronchetto galleggiante si allontanò seguendo la corrente verso valle.
I sogni son duri a morire, a volte la mattina si dimenticano, ma ad Antonio la storia della bottiglietta piaceva, avrebbe voluto risognarla, ma era quasi impossibile che succedesse, non gli restava che seguirla con il pensiero e l'immaginazione.
Ora la vedeva li, qualche chilometro a valle che galleggiava felice verso il mare, aveva piovuto e la corrente era impetuosa, ora c'era una cascatella, Coca cadeva giù e andava a fondo, riemergeva ma la risacca la riportava indietro sotto la cascata, si immergeva di nuovo e la risacca la riportava indietro, era stata li per giorni, forse una settimana, sempre lo stesso giro, fino a quando un ramo cadendo anche lui nella cascata non la travolse e se la trascinò con se, ma lei era più agile e si allontano più velocemente verso il suo destino.
Un giorno Antonio camminando lungo il fiume, che nel frattempo, essendo già estate inoltrata, aveva diminuito la sua potenza, vide che in un'ansa si erano fermate detriti di ogni genere, erano immobili, puzzolenti chissà quando la corrente li avrebbe trascinati via, certo bisognava aspettare le piogge autunnali. Antonio pensò alla sua bottiglietta viaggiante, ora magari era ferma in un posto simile, in mezzo al marciume, ma lei era forte, nulla poteva nuocerle, era fatta di una sostanza inattaccabile dagli agenti atmosferici, dalle muffe, da batteri, da enzimi vari, solo il fuoco poteva trasformarla in un'altra materia, ma era in acqua, quindi salva.
Certamente passarono alcuni mesi in quella posizione, poi arrivarono le piogge autunnali e il fiume comincio a scorrere ancora verso il mare, Antonio la vedeva correre, passare sotto i ponti delle ferrovie, le autostrade, correre verso il grande fiume, il Po che sonnecchiava tranquillo, certe imbarcazioni la sfioravano, lei si allontanava da loro con leggiadria, col suo cappellino rosso che attraeva gli uccelli, un giorno un gabbiano affamato la prese nel suo becco, era inseguito da un altro che voleva rubargliela e non si accorgeva che non era un pesce, volava in alto, da quella Posizione Coca vedeva la pianura che si estendeva sotto di lei, in lontananza si intravedeva una striscia azzurra, era enorme, certo non era un fiume, era qualcosa di immenso, si trattava del mare Adriatico, in quel momento il gabbiano accortosi che non era commestibile la mollò e cadde vorticosamente trascinata dal vento, ma finì sulla chiome di un albero che costeggiava il fiume e si fermò li, era autunno e solo la caduta delle foglie o una folata di vento l'avrebbe liberata.
Invece fu la neve che la fece precipitare in acqua, erano passati due mesi e quella mattina di gennaio nevicò a dismisura, il ramo dove si era incagliata col peso della neve rovinò in acqua e coca fu libera di intraprendere il suo viaggio, il fiume era grande e Antonio nella sua immaginazione non la scorgeva più dall'argine, era quasi primavera, il fiume scorreva lentamente, lei ogni tanto si arenava in qualche spiaggetta e fu li che una Folaga in cerca di materiale galleggiante per costruire il suo nido, la prese forse attratta dal suo cappuccio rosso, la mise assieme a pezzetti di legna, foglie, paglia e piume e vi depositò tre belle uova da covare.
Coca assistette alla nascita dei tre pulcini, per tutto il periodo della cova la folaga non abbandonò mai il nido, il maschio faceva la guardia e se qualche intruso si avvicinava erano guai, trenta giorni di cova e il primo pulcino con piccoli colpi di becco rompe il guscio, nel giro di un paio di giorni erano fuori e col becco aperto aspettavano mamma e papà che si davano il cambio a portare cibo. Coca era intrappolata senza scampo nel nido, assistette al primo salto nell'acqua dei pulcini che si misero a nuotare dietro la mamma, non tornarono più trascinati dalla corrente, rimase sola e intanto era arrivata l'estate e con essa anche la secca del fiume, dovette aspettare le prime piogge e una piena perché il nido venisse distrutto liberandola e riprendendo cosi il suo avventuroso viaggio verso la sua isola.
Dai Coca, muoviti, la navigazione sarà lunga per arrivare alla tua isola, (che poi isola non era, era un grande accumulo di materiale plastico che le correnti marine trascinano in mezzo all'oceano) pensò fra se e se Coca mente si lasciava cullare a pelo d'acqua dalla corrente del Po, la foce era ormai vicina e se imbroccava il ramo giusto presto sarebbe arrivata in Adriatico, ci vollero parecchi un paio di mesi, e ora era in mare aperto, arrivò il signor inverno e con esso un forte vento di Grecale che soffia da nord ovest, bene pensò coca, se dura questo vento fra pochi giorni sarò nello Ionio, e così fu, le onde erano altissime, ad ogni ondata restava sommersa per ore, ma la tenuta stagna funzionava benissimo e ritornava a galla col suo cappuccio rosso che il ragazzo aveva stretto con forza, la tempesta durò molti giorni tanto che andò a sbattere su una costa frastagliata dell'isola greca di Corfù, l'impatto sulle rocce era forte e durò parecchi giorni, ma la sua solidità di plastica era a prova d'urto, niente poteva distruggerla. Intanto il vento era cambiato, ora soffiava da nord, era la Tramontana che la fece allontanare dalla costa e dirigersi verso sud, ogni tanto incrociava una nave, erano i traghetti che trasportano passeggeri e mezzi fra l'Italia e la Grecia, una volta rischiò di finire stritolata da un'elica ma riuscì per fortuna ad evitarla, ora navigava verso la Sicilia, il vento si era calmato ed era già primavera inoltrata, passato capo Passero finì arenata in una spiaggia nei pressi di Gela, per fortuna non era ancora estate, se no qualche bagno ecologico l'avrebbe raccolta e gettata in un sacco di plastica, ma così non fu, una folata di vento l'aveva trascinata ancora in acqua riprendendo la sua navigazione.
Nel Canale di Sicilia vivono anche balenottere che si spostano, attraverso lo stretto di Gibilterra, fra l'Atlantico e il Mediterraneo dove vanno per partorire i piccoli, un piccolo branco di queste ora era di ritorno nell'oceano, una di queste, scambiando Coca per un gambero, l'aveva inghiottita e ora Coca se ne stava nello stomaco della balena, per fortuna sono indigeribile pensò Coca, sapeva della storia di Pinocchio inghiottito da una balena, se ce l'ha fatta lui che era di legno, figuriamoci io che sono di plastica e quindi indistruttibile, certo qualche problemino la balenottera l'aveva avuto, ma Coca se ne stava tranquilla in un anfratto dello stomaco e aspettava con pazienza il giorno della sua fuoruscita assieme alle feci. Intanto la balenottera navigava verso lo stretto, ci impiegò diversi giorni ma ce la fece, ma Coca era ancora nello stomaco e viaggiava spedita verso i Caraibi dove era diretta la balena in cerca di acque calde, Coca penso di darsi una mossa, era stufa di stare li dentro, la mossa ebbe successo e Coca si ritrovò in acqua assieme a decine di kg di feci puzzolenti, si dette una scrollata e trasportata dalla corrente finì spiaggiata vicino ad una raffineria di petrolio non lontano dalla capitale L'Avana.
Guarda che incivili questi americani, penso il marinaio norvegese che passeggiava sulla spiaggetta adiacente il porto petrolifero, era arrivato il giorno prima con la petroliera che ora stava caricando il greggio, lui era imbarcato sulla nave come addetto alle apparecchiature elettroniche e aveva il giorno libero, aveva visto la bottiglietta sulla spiaggia e questo gli aveva dato fastidio, in Norvegia questo non sarebbe accaduto pensò, nel mio Paese si fa una stretta raccolta differenziata, ora che Gli USA avevano stretto rapporti commerciali con Cuba dopo oltre cinquant'anni di isolamento, si sono messi a sporcare le spiagge cubane, raccolse Coca e guardo bene il tappo rosso, era curioso sapere dove era stata prodotta, così pensò di poter risalire al maleducato che l'aveva gettata in mare, non si riusciva bene a leggere le sigle sul tappo, la mise nel suo zainetto e se la portò in cabina.
Finito il pompaggio di greggio e chiuse tutte le paratie, la petroliera lasciò il porto cubano e si diresse verso il canale di Panama, infatti doveva attraversarlo per poi dirigersi in Giappone dove era stato destinato il carico, ci volevano un paio di giorni a raggiungerlo e altre 12 ore per attraversalo, Coca era finita incredula in un cassetto dell'armadietto del marinaio, preso dall'impegno della navigazione l'aveva quasi dimenticata, poi durante l'attraversamento del canale, approfittando del fatto che devono essere gli addetti al canale incaricati alla navigazione, il marinaio si ricordò di Coca, svitò il tappo rosso e si mise alla ricerca della sigla di provenienza, si leggeva poco, notò in fondo una sigla HEC e gli ultimi numeri 835, allora si mise al computer e cerco dove erano gli stabilimenti di imbottigliamento nel mondo, HEC era la sigla per quelli italiani, gli ultimi numeri non potevano che essere lo stabilimento di produzione, era Nogara, quindi il marinaio pensò che la bottiglietta fosse stata abbandonata in una di quelle valli o gettata in un fiume che le percorre, i fiumi era l'Adige, il Chiese, il Mella o l'Oglio, tirò ad indovinare e scelse quello al centro, non poteva che essere stata abbandonata nella Valle Trompia, a quel punto si fermò li, mise Coca ancora nel cassetto e sali nella cabina di comando perché la nave si accingeva a entrare nell'oceano Pacifico.
Coca rimase chiusa nel cassetto per almeno 15 giorni, poi il marinaio si accorse di lei e pensò: che ne faccio? la rimando da dove è venuta? mando un messaggio a chi la ritrova? o la butto nell' immondizia e quando arrivo in Giappone verrà riciclata?, scelse per il messaggio, voleva far sapere al mondo che era ora di finirla con la plastica errante, allora scrisse un messaggio con questo testo: Chiunque ritrova questo messaggio è pregato di fare in modo che questa bottiglietta venga rispedita in Val Trompia con la preghiera di affiggere il messaggio in una bacheca comunale ove tutti possono leggerla e cosi fare in modo che nessuno butti al vento involucri di plastica. Chiuse bene il tappo e gettò in pieno oceano Pacifico Coca. A questo punto Coca il suo cammino lo aveva già percorso quasi tutto, bastava lasciarsi trasportare dalle correnti che dalle isole Hawaii porta verso il nord fino al largo del Canada creando un vortice che gira fino all'Alaska, Cina e Giappone, ci vollero mesi o anni, ma Coca ora è intrappolata in mezzo a quell'Isola di Plastica, chiunque la trovasse, legga il messaggio scritto dal marinaio norvegese e porti Coca dal suo proprietario in Val Trompia.
F.D.G.